«Vogliamo essere una casa comune per chi la pensa diversamente, per chi vuole discutere, per chi ha a cuore il Veneto». Così Silvio Scanagatta ha presentato l’altra sera al Crowne Plaza a Padova, il nuovo partito RiCostruire – Popolari per il Veneto.

Erano presenti oltre 200 persone, tra cui amministratori locali, professionisti e giovani da tutte le province del Veneto, interessati a confrontarsi su temi fondamentali per il futuro della regione: dal ruolo delle autonomie locali allo sviluppo sostenibile, dal- la cultura dell’impresa al rinnovamento della partecipazione politica.

Tra i relatori invitati a parlare della situazione del Veneto anche i sindaci di Vicenza Giacomo Possamai (Pd) e di Treviso Mario Conte (Lega), oltre all’imprenditrice Maria Cristina Piovesana che ha presentato la fondazione “Capitale & Lavoro”.

«Questo primo appuntamento dei Popolari per il Veneto – ha detto Fabio Bui, già presidente della Provincia di Padova – nasce dalla consapevolezza che i partiti tradizionali hanno perso il contatto con il territorio, mentre le liste civiche, pur valide, spesso faticano a reggere nel lungo periodo. Per questo abbiamo scelto di avviare un’esperienza regionale strutturata, che metta al centro la competenza, il dialogo e l’identità veneta».

«Il progetto dei Popolari per il Veneto – è stato aggiunto – si rifà a solide radici culturali e valoriali, ispirate al pensiero democratico cristiano e all’eredità civica di una terra orgogliosa, laboriosa e aperta».

Dopo quello di Padova saranno organizzati incontri in tutte le province del Veneto, in vista di una «proposta organica e partecipata per le prossime sfide elettorali».

L’obiettivo, infatti, è presentarsi alle prossime elezioni regionali non con la destra e neanche con la sinistra, ma come un Terzo polo che metta al centro le necessità del Veneto e dei veneti. Su questo ha insistito Scanagatta: «Pensiamo a un Terzo polo per la riconciliazione, una casa comune per i moderati, per tutti quelli che vogliono costruire e non chiacchierare». Non a caso l’incontro padovano era intitolato “Veneto ribelle”.

È stato detto: “Abbiamo bisogno di un partito regionale, legato al territorio; di scegliere tra di noi uomini giusti e non imposti; di scegliere tra di noi la strategia del nostro futuro; di andare a Roma e a Bruxelles e portare il dono del bene comune” perché “il federalismo vero è solo tra cittadini che scambiano benefici, non tra sudditi che ubbidiscono ai signori della politica urlata”.

Tutti potenziali voti che potrebbero mancare più al centrodestra che al centrosinistra o comunque riconducibili alla vecchia area democristiana. A giocare contro qualsiasi “terzo polo” è però la legge elettorale veneta che contempla l’elezione solo del primo e del secondo classificato tra i candidati governatori.

A meno che, come già successo, gli interessati non si candidino anche come consiglieri semplici.

Fonte: Il Gazzettino di Padova del 25/04/2025 – di Alda Vanzan


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