Premessa: non vogliono rifare la Democrazia Cristiana, anche se molti di loro si sentono orfani della Balena Bianca. «Più che altro orfani di una politica che abbia dei contenuti, perché senza non si va da nessuna parte». Degli attuali partiti si dicono scontenti: «Dipendono troppo da Roma».
Così hanno deciso di fondare un partito: veneto e popolare. Il nome scelto non è casuale: ”Popolari per il Veneto – Ricostruire”. Dicono di cosa hanno bisogno: «Di un partito regionale, legato al territorio. Di scegliere tra di noi “uomini Giusti” e non imposti. Di scegliere tra di noi la strategia del nostro futuro. Di andare a Roma e a Bruxelles e portare il dono del bene comune».
Utopistici? «Sì, siamo dei sognatori». Risorse economiche? «Le troveremo». E come pensate di iniziare? «Dai sindaci. Perché i sindaci non hanno più riferimenti, si sentono allo sbando, hanno bisogno di una rappresentanza». Parlano Silvio Scanagatta, ordinario senior di Scienze Politiche all’Università di Padova e Fabio Bui, ex presidente della Provincia di Padova.
Non sono i soli. Il manifesto di questo nuovo partito ha già raccolto le firme di Claudio Alessandri, Ettore Bonalberti, Iles Braghetto, Paolo Carlesso, Luciano Finesso, Edoardo La Cava, Domenico Minasola, Gabriele Moressa. Quasi tutti con trascorsi nella fu Dc, molti con esperienze amministrative nei Comuni o in Regione, alcuni anche parlamentari. Le prossime tappe saranno la registrazione del simbolo del partito e la convocazione dell’assemblea costituente.
LE STRATEGIE
Il manifesto, scritto da Scanagatta, è un “dialogo per cittadini Giusti” in cui si tratta dei diritti, ma anche dei doveri, della «democrazia che annaspa e che si trasforma in una pericolosa oligarchia ben camuffata». Il documento parla di lavoro, ricchezza e assistenza, ma dice chiaramente che «l’assistenzialismo non può trasformarsi nella ghettizzazione ed esclusione dei poveri». “Popolari per il Veneto” sarà un partito regionalizzato che potrà federarsi a livello nazionale.
L’Autonomia di Calderoli? «Rischia di essere pura elemosina. Il federalismo vero è solo tra cittadini che scambiano benefici, non tra sudditi che ubbidiscono ai signori della politica urlata». Tra le strategie: il grande porto di Venezia che parta da Trieste e arrivi a Ravenna e la volontà di privilegiare i collegamenti Nord-Sud anziché Est-Ovest. Intanto il primo test alle Comunali di giugno con la lista civica “Popolari per Monselice”. In attesa di far nascere il partito.
Fonte: Il Gazzettino del 23/04/2024 – di Alda Vanzan